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Integrating Mettā Into CBT
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Integrating Mettā Into CBT: How Loving Kindness and Compassion Meditation Can Enhance CBT for Treating Anxiety and Depression

Compassion-based (Mettā) interventions have been found to be effective in treating depression, anxiety, and shame, although the conceptualizations and treatment approaches are diverse (Finlay-Jones, 2017; Kirby, 2017). For instance, compassion-focused therapy (Gilbert & Procter, 2006) is itself a form of psychotherapy, including the functional analysis of self-criticism and safety behaviors, explicitly training clients in decentering from their inner self-critical voice, and using experiential techniques such as compassion imagery, compassionate letter writing, or the two-chair technique.

Compassion-focused therapy has been found to be effective in increasing happiness and mindfulness and decreasing worry and emotional suppression in the general population (Jazaieri et al., 2014), as well as in schizophrenic, anxious, depressed, and disordered eating populations (see Graser & Stangier, 2018 and Kirby, 2017).

Another type of compassion intervention, mindfulness-based compassionate living was administered online and was found to be effective in reducing depressive and anxiety symptoms in participants with high levels of self-criticism, thus pointing to its potential as a transdiagnostic intervention (Krieger et al., 2019).

As an emotion regulation strategy, self-compassion is similarly effective as reappraisal and acceptance in reducing depressed mood following a mood induction task in depressed participants, but the effect seems to be moderated by baseline levels of depression, in the sense that self-compassion appears to be more effective than reappraisal for more severely depressed participants (Diedrich, Grant, Hofmann, Hiller, & Berking, 2014).

Conclusion

Mettā interventions have been shown to be effective for a wide range of emotional problems, reducing shame and self-criticism, and also increasing positive affect. This allows for conversions into promising interventions especially for disorders characterized by harsh, critical, inflexible self-views and low positive affect, with depressive and social anxiety disorders as the most prevalent. Precisely because loving kindness and compassion are experienced less by these patients, Mettā interventions appear to be particularly useful; whether they really succeed, however, is still an empirical question (e.g., they may be difficult to practice by these participants again, because they lack these abilities in the first place).

More data are needed in clinical populations, as well as for comparisons with active control groups. Nonetheless, so far it seems that Mettā interventions are effective as independent interventions, as well as emotion regulation strategies, and potentially as adjuncts to CBT protocols as well. Future research should look into the added benefits of combining loving kindness and compassion interventions with established treatment protocols and address their mechanisms of change.

This is an open access article distributed under the terms of the Creative Commons Attribution 4.0 International License, CC BY 4.0, which permits unrestricted use, distribution, and reproduction. Authors: Simona Stefan, Stefan G. Hofmann Clinical Psychology in Europe, 2019, Vol. 1(3), Article e32941, https://doi.org/10.32872/cpe.v1i3.32941 Published (VoR): 2019-09-20 https://cpe.psychopen.eu/index.php/cpe/article/view/2529/2529.pdf

Integrazione tra pratica di Mettā e TCC
Traduzione medica EN > IT

Integrazione tra pratica di Mettā e TCC: la meditazione basata sulla compassione e sulla gentilezza per migliorare gli esiti della psicoterapia cognitivo-comportamentale nel trattamento di ansia e depressione

Nonostante le diversità di concettualizzazione e di approccio clinico, gli interventi basati sulla compassione (pratica di Mettā) si sono dimostrati efficaci nel trattamento di depressione, ansia e vissuti legati alla vergogna (Finlay-Jones, 2017; Kirby, 2017). Per esempio, la terapia focalizzata sulla compassione (Gilbert e Procter, 2006) rappresenta una vera e propria forma di psicoterapia: essa comprende l'analisi funzionale dei comportamenti di autocritica e di ricerca della sicurezza, ed insegna in modo esplicito ai pazienti come decentrarsi dalla propria voce interna autocritica, usando tecniche esperienziali quali l'immaginazione compassionevole, la scrittura compassionevole o la tecnica della sedia vuota.

La terapia focalizzata sulla compassione si è dimostrata efficace nell'aumentare i vissuti di felicità e consapevolezza, nel ridurre la preoccupazione e i meccanismi di soppressione emotiva sia nella popolazione generale (Jazaieri et al., 2014) che in pazienti affetti da schizofrenia, disturbi ansiosi e depressivi e disordini del comportamento alimentare (vedi Graser e Stangier, 2018 e Kirby, 2017).

Un'altra tipologia di intervento basato sulla compassione, il protocollo Mindfulness-Based Compassionate Living, in una versione svolta online, si è dimostrata efficace nella riduzione dei sintomi ansiosi e depressivi nei participanti con elevati livelli di autocritica, dimostrando così potenzialità utili come intervento di approccio transdiagnostico (Krieger et al., 2019).

In quanto strategia di regolazione emotiva, l'efficacia dell'autocompassione si è dimostrata simile a quella di reappraisal e accettazione nel ridurre la deflessione dell'umore in partecipanti depressi dopo lo svolgimento di un compito capace di alterare il tono emotivo, ma l'effetto pare subire un ridimensionamento in caso di stati depressivi a livello soglia. Infatti, l'autocompassione sembra più efficace del reappraisal per i partecipanti affetti da depressione grave (Diedrich, Grant, Hofmann, Hiller e Berking, 2014).

Conclusioni

L'efficacia degli interventi di Mettā è stata dimostrata in un'ampia gamma di disturbi della sfera emozionale, nella riduzione dei vissuti di vergogna e della tendenza all'autocritica e anche nell'aumento dell'affettività positiva. Tali risultati prefigurano come promettente l'utilizzo di queste pratiche specialmente nel trattamento di disturbi caratterizzati da visioni del sé severe, inflessibili e critiche e da affettività positiva carente, in maggior misura nel caso di disturbi depressivi e d'ansia sociale. Gli interventi di Mettā sembrano essere particolarmente utili per questa tipologia di pazienti proprio per la rarità dei vissuti di compassione e gentilezza di cui fanno esperienza. L'efficacia empirica, tuttavia, è tuttora una questione aperta, in quanto, proprio per la mancanza iniziale di tali abilità, questi pazienti potrebbero far fatica ad utilizzare le pratiche.

Sono necessari ulteriori studi da svolgere nelle popolazioni cliniche e con gruppi di controllo attivo. Tuttavia, allo stato attuale sembra che gli interventi di Mettā siano efficaci sia come interventi indipendenti che come strategie di regolazione emotiva, potenzialmente in combinazione con i protocolli TCC. Ci si aspetta che futuri studi possano esplorare i benefici dati dall'integrazione tra gentilezza e compassione con i protocolli di trattamento già consolidati, oltre che delinearne i meccanismi promotori di cambiamento.

Articolo open access distribuito sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International, CC BY 4.0, che ne permette uso, diffusione e riproduzione senza restrizioni. Autori: Simona Stefan, Stefan G. Hofmann Clinical Psychology in Europe, 2019, Vol. 1(3), Article e32941, https://doi.org/10.32872/cpe.v1i3.32941 Pubblicato (VoR): 2019-09-20 https://cpe.psychopen.eu/index.php/cpe/article/view/2529/2529.pdf